sabato 4 luglio 2009

Viaggio nella storia cancellata di Napoli

Viaggio nella storia cancellata di Napoli
Curiosità della città che parla sottovoce di monarchia sabauda
di Angelo Forgione

I napoletani di oggi dovrebbero avventurarsi nella conoscenza della storia della città, del suo passato di capitale che potrebbe insegnare molto a chi oggi pensa di vivere in una città senza futuro.Il modo con cui i nostri amministratori curano la sovrintendenza del luogo e il vandalismo perpetrato al patrimonio artistico e architettonico da parte dei cittadini sono sicuramente figli di un vuoto di conoscenza del periodo borbonico della Napoli duosicula. Si può affermare che la città, in nome della sua appartenenza repubblicana, neghi a sé stessa la conoscenza della sua era storica più fulgida che va dal 1734 al 1860, periodo in cui i Borbone di Spagna fecero di Napoli un'ambita capitale europea al pari di Londra e Parigi.I napoletani di oggi dovrebbero avventurarsi nella conoscenza della storia della città, del suo passato di capitale che potrebbe insegnare molto a chi oggi pensa di vivere in una città senza futuro.Il modo con cui i nostri amministratori curano la sovrintendenza del luogo e il vandalismo perpetrato al patrimonio artistico e architettonico da parte dei cittadini sono sicuramente figli di un vuoto di conoscenza del periodo borbonico della Napoli duosicula. Si può affermare che la città, in nome della sua appartenenza repubblicana, neghi a sé stessa la conoscenza della sua era storica più fulgida che va dal 1734 al 1860, periodo in cui i Borbone di Spagna fecero di Napoli un'ambita capitale europea al pari di Londra e Parigi.
Il vuoto di conoscenza è sua volta figlio di una cancellazione “chirurgica” da parte della monarchia sabauda delle tracce borboniche, sotterrate per far posto alla dinastia subentrante.Una grande campagna d’odio dei Savoia verso i Borbone si è consumata con imponenti azioni di cancellazione di ogni memoria, attraverso la distruzione dei monumenti, delle lapidi e della toponomastica che li ricordava. Statue, monumenti e nomi borbonici sono spariti da tutte le città dell’antico Regno.Se fino al 1860 la città capitale del Regno delle Due Sicilie era espressione della monarchia borbonica regnante, a seguito della risalita garibaldina della penisola, la monarchia subentrante impose una campagna di denigrazione della precedente e dei vecchi sovrani che si è trascinata fino ai giorni nostri, offuscandone il blasone e i meriti indiscutibili. Napoli passò traumaticamente dal suo ruolo di capitale di uno stato tra i primi in Europa a quello di capoluogo di una regione meridionale destinata ad essere abbandonata dal nuovo stato d’impronta piemontese.I grandi primati non solo italiani del Regno delle Due Sicilie furono umiliati dall’arretratezza in cui fu gettato tutto il meridione e confusi in un’opera di mistificazione tale che, ancora oggi, il termine “borbonico” è sui vocabolari come sinonimo di inefficienza e arretratezza, in cui erano in realtà immerse proprio le popolazioni del nord.Tutto, nella Napoli di oggi parla "sottovoce" di monarchia sabauda. La cancellazione delle tracce borboniche si evince da uno strumento demografico di indagine conoscitiva, la toponomastica senza memoria di una città nelle cui strade e piazze non appare un riferimento borbonico se non in qualche caso isolato. Forse i napoletani non se ne rendono conto ma vi sono vie, statue, scuole, edifici di ogni ordine e grado dedicate ai Savoia. Una toponomastica imposta che comunica una falsità storica: Napoli città savoiarda.Eccezion fatta per la Piazza Carlo III, laddove sorge il “Real Albergo dei poveri, non c’è più traccia della memoria storica duosicula, sostituita dai nomi di coloro che imposero la “liberazione” della città e del meridione espropriandoli delle proprie ricchezze.Il caso più interessante, in quest’ottica di sovrapposizione di monarchia, riguarda la strada più lunga della città: il “Corso Vittorio Emanuele”; con i suoi quattro chilometri e più di curve panoramiche, costeggia le pendici del Vomero per sfociare a Piedigrotta. Il nome attuale nasconde proprio la paternità e le finalità originali dell’arteria: solo ai conoscitori della storia della città è dato saperlo ma i cittadini non possono neanche intuire che la strada fu un’opera dei Borbone i quali, tra le tante opere urbane, realizzarono la prima vera tangenziale d'Europa, una strada che congiungeva gli estremi del nucleo cittadino dell’epoca. Originariamente si chiamò “Corso Maria Teresa”, in onore di Maria Teresa d'Asburgo Lorena, seconda moglie del Re che fece realizzare la strada, Ferdinando II. Con l'unità d'Italia, i Savoia ne cambiarono la denominazione in quella attuale, dedicata al Re d’Italia.Allo stesso Vittorio Emanuele sono dedicati anche dei gradini sull’omonimo corso e un’altra strada periferica, mentre al successore Vittorio Emanuele III sono dedicate ben quattro strade senza che abbia fatto nulla per meritarle; una di queste, centralissima e prospiciente l’ingresso del Maschio Angioino.Altro luogo in cui sono visibili le tracce della Napoli capitale cancellate della dinastia Sabauda è la “Piazza Dante” che prima del 1871 era il “Foro Carolino”, uno slargo voluto da Carlo III di Borbone e a se stesso dedicato, in cui la statua di Dante, sul cui basamento è inciso “All’unità d’Italia raffigurata in Dante Alighieri”, fu situata per cancellare il toponimo originale e il senso stesso dello slargo.Anche in Piazza Trieste e Trento, fino al 1919 Piazza San Ferdinando, era presente una statua di un Re borbonico. Si tratta di Ferdinando II, il cui busto marmoreo fu rimosso per essere trasferito e dimenticato a Pietrarsa.Oggi è tutta la città a parlare di monarchia sabauda. Una tra le vie più lunghe di Napoli, anche detta "rettifilo", è dedicata a Re Umberto I; l'arteria fu realizzata verso la fine del '900 ad Unità d'Italia già affermata, così come la “Galleria Umberto I”, dedicata al secondo Re d'Italia, e la “Galleria Principe di Napoli” in zona Museo. Proseguendo a Nord della città, è presente il “Corso Amedeo di Savoia” duca d'Aosta.Il “Viale Antonio Gramsci” è per il popolo napoletano anche noto come “Viale Elena”, toponimo precedente in onore della Regina Elena. La statua equestre di Piazza Municipio raffigura Vittorio Emanuele II, mentre sul lungomare di Via Nazario Sauro troneggia la statua di Umberto I. La stessa “Piazza del Plebiscito”, luogo borbonico per antonomasia, prende il nome dal falso plebiscito popolare del 1860 con cui Napoli e l'intera Italia meridionale ratificarono la propria annessione al Regno dei Savoia. Nella Basilica dell'Incoronata a Capodimonte sono sepolte Anna ed Elena d'Aosta. Nella chiesa di Santa Chiara v'è la tomba della Regina Maria Cristina di Savoia alla quale è dedicata anche una tortuosa strada che congiunge il Vomero a Mergellina. Congiunge lo stesso Vomero al quartiere liberty di Chiaia la sinuosa “Via del Parco Margherita”, dove la Margherita in questione è la Regina di Savoia.Dunque, come detto, Napoli appare per imposizione mai cancellata come città filopiemontese. Nomi dal suono savoiardo e stemma sabaudo visibile un po’ dovunque a cui nessuno fa più molto caso ma che coprono “a tavolino” una storia mai scritta sulla storiografia ufficiale. La dinastia più meritevole, invece, si accontenta oggi di una sola piazza, peraltro priva di degna attenzione e decoro e di chi ha ancora curiosità per scavare nell’era più prospera per il meridione e la sua capitale.

Da: http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=29048

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone