sabato 11 luglio 2009

DUE SICILIE: PELLICCIARI, COME LA MASSONERIA FECE IL RISORGIMENTO

È uscito di recente Risorgimento ed Europa della storica Angela Pellicciari (Fede&Cultura, pp. 124, € 12,00). Il volume, che può essere richiesto all´Editoriale Il Giglio (info@editorialeilgiglio.it), raccoglie una serie di articoli apparsi su La Padania, Il Foglio e Studi Cattolici. Il filo conduttore è la critica netta e senza mediazioni al cosiddetto Risorgimento ed all´unificazione dell´Italia con il supporto di una importante documentazione. Centrale è l´analisi del ruolo della massoneria. Agli stessi argomenti sono dedicati i precedenti saggi della Pellicciari Risorgimento da riscrivere (Ares, 1988), L´Altro Risorgimento (Piemme 2000), Risorgimento anticattolico (Piemme, 2004), I Panni sporchi dei Mille (Liberal 2003). Il 30 maggio 2008 Angela Pellicciari ha partecipato al convegno di studi L´identità tradita. L´unificazione dell´Italia contro la Tradizione, promosso a Napoli dall´Editoriale Il Giglio e dal Movimento Neoborbonico.
Intervista all'autore:
D. Come valuta il peso della massoneria nel "Risorgimento"?
R. La massoneria è stata l´anima del Risorgimento. Come sia i papi che i vertici dell´ordine hanno sempre sostenuto.
D. È accettato anche da una parte della storiografia liberale il dato che il "Risorgimento" fu un fenomeno estremamente elitario. Si sentirebbe da dare una valutazione numerica sul numero dei "patrioti" che ebbero in esso una partecipazione attiva?
Tenuto conto che nel 1848 votava in Piemonte l´1,7% della popolazione, che molti dei votanti erano cattolici e che la popolazione totale era di cinque milioni circa, direi un numero molto esiguo.
D. L´odio nei confronti del Regno delle Due Sicilie da parte della massoneria e del liberalismo inglese si spiega solo con la sua difesa dei diritti della Chiesa cattolica?
La massoneria vuole il potere. Per sé, attraverso i propri uomini. Per gli interessi dei Paesi in cui è forza dominante. Non c´è dubbio che la massoneria inglese - come quella francese - abbiano fatto gli interessi coloniali dei Paesi di appartenenza.
D. Nuovi studi rilanciano l´ipotesi di una morte per avvelenamento di Ferdinando II. La considera credibile?
R. Ho trovato fonti dell´Ottocento che si riferiscono a questa ipotesi come ad una certezza.
D. Di Ferdinando II ricorrono i 150 anni dalla morte. Come inquadra questo Sovrano in relazione alla ostilità della massoneria e della Gran Bretagna?
R. Ferdinando II era un bravo re che conosceva le manovre delle grandi potenze per neutralizzare la forza religiosa, culturale ed economica della popolazione italiana. Lui re, sarebbe stato difficile organizzare la passeggiata dei Mille che ha ridotto il Meridione a colonia.
D. Nel suo libro definisce Francesco II il "re tradito". Chi lo tradì soprattutto?
R. La classe dirigente della Nazione cui apparteneva. E questo, oltre ad essere un dramma, è di per sé un problema storiografico. Per fare un paragone: la classe dirigente dello Stato pontificio, nella sua maggioranza, non tradì. Non tradirono i generali dell´esercito. Tradirono invece sia il primo ministro Liborio Romano sia l´ufficialità della marina borbonica. Perché? È una domanda da porsi.
D. Si stanno già allestendo i comitati per le celebrazioni dell´Unità d´Italia nel 2011. Questo anniversario, a Suo parere, dovrebbe servire a che cosa?
R. A raccontare la verità. Non si può continuare a magnificare il Risorgimento che, per la prima volta in più di due millenni, ha trasformato gli italiani in un popolo di mendicanti. I piani della massoneria per l´Italia sono stati antitaliani. La lotta frontale contro la chiesa cattolica è stata in realtà una guerra contro tutta la popolazione. Contro la sua identità. Questo ha procurato, oltre alla miseria materiale, anche una profonda miseria morale: il senso di inferiorità, di disprezzo per la nostra storia che ci accompagna da quasi due secoli. Un disprezzo che, però, è basato non su dati di fatto, ma su propaganda. Propaganda fatta continuativamente per decenni su tutti i libri di storia, sulla stampa, e, reiteratamente, da tutte o quasi (la Lega fa certamente eccezione) le massime cariche dello Stato.
GARIBALDI: STORICO CONFERMA, LO PAGÒ LA MASSONERIA INGLESE
Una nuova conferma sui finanziamenti inglesi alla spedizione di Garibaldi in Sicilia e sul sostegno decisivo ricevuto dalla massoneria arriva dallo storico Aldo Alessandro Mola, docente di Storia contemporanea all´Università di Milano, ma soprattutto storico ufficiale della massoneria. Il prof. Mola è intervenuto il 4 luglio a Napoli ad un convegno della Massoneria di rito scozzese, obbedienza di Piazza del Gesù, nel quale si è reso omaggio al "fratello Garibaldi", nato il 4 luglio 1807. Con un "evviva" lo ha salutato il Gran Maestro del Grande Oriente di Francia Pierre Lambicchi (cfr. Ansa, 4.7.09). In una conferenza stampa lo storico della massoneria ha risposto alla domanda di un giornalista sui finanziamenti accordati dall´Inghilterra alla cosiddetta spedizione dei Mille. "Il finanziamento della massoneria inglese - ha detto il prof. Mola - fu di tre milioni di franchi, proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l´impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio. Tutta la spedizione garibaldina - ha aggiunto il prof. Mola - fu monitorata dalla massoneria britannica, che aveva l´obbiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi ed anche gli Stati Uniti, che non avevano rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno. I fondi della massoneria inglese - ha precisato Mola - servirono a Garibaldi per acquistare a Genova i fucili di precisione, senza i quali non avrebbe potuto affrontare l´esercito borbonico, che non era l´esercito di Pulcinella, ma un´armata ben organizzata. Senza quei fucili, Garibaldi avrebbe fatto la fine di Carlo Pisacane e dei fratelli Bandiera. La sua appartenenza alla massoneria - ha aggiunto lo storico - garantì a Garibaldi l´appoggio della stampa internazionale, sopratutto quella inglese, che mise al suo fianco diversi corrispondenti, contribuendo a crearne il mito, e di scrittori come Alexandre Dumas, che ne esaltarono le gesta" (Ansa, 4.7.09). Il prof. Mola ha aggiunto che Garibaldi "faceva la spola tra la massoneria americana ed italiana ed introdusse in Italia diversi riti massonici". "Per riproporre la sua figura al centro della cultura del Paese - ha anche precisato lo storico - il rito scozzese ha investito molto negli ultimi anni". (Ansa, 4.7.09) .

da: Lettera Napoletana dell'editoriale Il Giglio.

Nessun commento:

L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone