È uscito di recente Risorgimento ed Europa della storica Angela Pellicciari (Fede&Cultura, pp. 124, € 12,00). Il volume, che può essere richiesto all´Editoriale Il Giglio (info@editorialeilgiglio.it), raccoglie una serie di articoli apparsi su La Padania, Il Foglio e Studi Cattolici. Il filo conduttore è la critica netta e senza mediazioni al cosiddetto Risorgimento ed all´unificazione dell´Italia con il supporto di una importante documentazione. Centrale è l´analisi del ruolo della massoneria. Agli stessi argomenti sono dedicati i precedenti saggi della Pellicciari Risorgimento da riscrivere (Ares, 1988), L´Altro Risorgimento (Piemme 2000), Risorgimento anticattolico (Piemme, 2004), I Panni sporchi dei Mille (Liberal 2003). Il 30 maggio 2008 Angela Pellicciari ha partecipato al convegno di studi L´identità tradita. L´unificazione dell´Italia contro la Tradizione, promosso a Napoli dall´Editoriale Il Giglio e dal Movimento Neoborbonico.
Intervista all'autore:
D. Come valuta il peso della massoneria nel "Risorgimento"?
R. La massoneria è stata l´anima del Risorgimento. Come sia i papi che i vertici dell´ordine hanno sempre sostenuto.
D. È accettato anche da una parte della storiografia liberale il dato che il "Risorgimento" fu un fenomeno estremamente elitario. Si sentirebbe da dare una valutazione numerica sul numero dei "patrioti" che ebbero in esso una partecipazione attiva?
Tenuto conto che nel 1848 votava in Piemonte l´1,7% della popolazione, che molti dei votanti erano cattolici e che la popolazione totale era di cinque milioni circa, direi un numero molto esiguo.
D. L´odio nei confronti del Regno delle Due Sicilie da parte della massoneria e del liberalismo inglese si spiega solo con la sua difesa dei diritti della Chiesa cattolica?
La massoneria vuole il potere. Per sé, attraverso i propri uomini. Per gli interessi dei Paesi in cui è forza dominante. Non c´è dubbio che la massoneria inglese - come quella francese - abbiano fatto gli interessi coloniali dei Paesi di appartenenza.
D. Nuovi studi rilanciano l´ipotesi di una morte per avvelenamento di Ferdinando II. La considera credibile?
R. Ho trovato fonti dell´Ottocento che si riferiscono a questa ipotesi come ad una certezza.
D. Di Ferdinando II ricorrono i 150 anni dalla morte. Come inquadra questo Sovrano in relazione alla ostilità della massoneria e della Gran Bretagna?
R. Ferdinando II era un bravo re che conosceva le manovre delle grandi potenze per neutralizzare la forza religiosa, culturale ed economica della popolazione italiana. Lui re, sarebbe stato difficile organizzare la passeggiata dei Mille che ha ridotto il Meridione a colonia.
D. Nel suo libro definisce Francesco II il "re tradito". Chi lo tradì soprattutto?
R. La classe dirigente della Nazione cui apparteneva. E questo, oltre ad essere un dramma, è di per sé un problema storiografico. Per fare un paragone: la classe dirigente dello Stato pontificio, nella sua maggioranza, non tradì. Non tradirono i generali dell´esercito. Tradirono invece sia il primo ministro Liborio Romano sia l´ufficialità della marina borbonica. Perché? È una domanda da porsi.
D. Si stanno già allestendo i comitati per le celebrazioni dell´Unità d´Italia nel 2011. Questo anniversario, a Suo parere, dovrebbe servire a che cosa?
R. A raccontare la verità. Non si può continuare a magnificare il Risorgimento che, per la prima volta in più di due millenni, ha trasformato gli italiani in un popolo di mendicanti. I piani della massoneria per l´Italia sono stati antitaliani. La lotta frontale contro la chiesa cattolica è stata in realtà una guerra contro tutta la popolazione. Contro la sua identità. Questo ha procurato, oltre alla miseria materiale, anche una profonda miseria morale: il senso di inferiorità, di disprezzo per la nostra storia che ci accompagna da quasi due secoli. Un disprezzo che, però, è basato non su dati di fatto, ma su propaganda. Propaganda fatta continuativamente per decenni su tutti i libri di storia, sulla stampa, e, reiteratamente, da tutte o quasi (la Lega fa certamente eccezione) le massime cariche dello Stato.
GARIBALDI: STORICO CONFERMA, LO PAGÒ LA MASSONERIA INGLESE
Una nuova conferma sui finanziamenti inglesi alla spedizione di Garibaldi in Sicilia e sul sostegno decisivo ricevuto dalla massoneria arriva dallo storico Aldo Alessandro Mola, docente di Storia contemporanea all´Università di Milano, ma soprattutto storico ufficiale della massoneria. Il prof. Mola è intervenuto il 4 luglio a Napoli ad un convegno della Massoneria di rito scozzese, obbedienza di Piazza del Gesù, nel quale si è reso omaggio al "fratello Garibaldi", nato il 4 luglio 1807. Con un "evviva" lo ha salutato il Gran Maestro del Grande Oriente di Francia Pierre Lambicchi (cfr. Ansa, 4.7.09). In una conferenza stampa lo storico della massoneria ha risposto alla domanda di un giornalista sui finanziamenti accordati dall´Inghilterra alla cosiddetta spedizione dei Mille. "Il finanziamento della massoneria inglese - ha detto il prof. Mola - fu di tre milioni di franchi, proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l´impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio. Tutta la spedizione garibaldina - ha aggiunto il prof. Mola - fu monitorata dalla massoneria britannica, che aveva l´obbiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi ed anche gli Stati Uniti, che non avevano rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno. I fondi della massoneria inglese - ha precisato Mola - servirono a Garibaldi per acquistare a Genova i fucili di precisione, senza i quali non avrebbe potuto affrontare l´esercito borbonico, che non era l´esercito di Pulcinella, ma un´armata ben organizzata. Senza quei fucili, Garibaldi avrebbe fatto la fine di Carlo Pisacane e dei fratelli Bandiera. La sua appartenenza alla massoneria - ha aggiunto lo storico - garantì a Garibaldi l´appoggio della stampa internazionale, sopratutto quella inglese, che mise al suo fianco diversi corrispondenti, contribuendo a crearne il mito, e di scrittori come Alexandre Dumas, che ne esaltarono le gesta" (Ansa, 4.7.09). Il prof. Mola ha aggiunto che Garibaldi "faceva la spola tra la massoneria americana ed italiana ed introdusse in Italia diversi riti massonici". "Per riproporre la sua figura al centro della cultura del Paese - ha anche precisato lo storico - il rito scozzese ha investito molto negli ultimi anni". (Ansa, 4.7.09) .
da: Lettera Napoletana dell'editoriale Il Giglio.
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