sabato 4 luglio 2009

Siamo una nazione!



Napolitani e Siciliani artefici della prima grande nazione.
Siamo una nazione!
Anche se emigriamo facciamo sempre parte dello stato Napolitano e Siciliano.


Nel frattempo che in Europa altri popoli ancora combattevano per delineare i confini dei propri territori, nel Sud della penisola italica i meridionali costituivano il primo stato nazionale entro dei confini rimasti tali per settecentotrent’anni e che ancora oggi distinguono regioni e province. Fu la ferrea decisione politica di un uomo, Ruggero il Normanno, il quale raccolse le spinte culturali di popoli uniti come una sola nazione. Si attorniò di consiglieri politici e culturali, una tale classe di cui oggi, purtroppo, siamo carenti e di cui abbiamo bisogno per risvegliare il nostro stato nazionale.
Uno stato è costituito da tre elementi, senza uno dei quali non esiste lo stato, e sono: il territorio, il popolo e un proprio ordinamento politico-giuridico-legislativo, insomma un parlamento. Noi siamo già a metà strada e forse più, infatti abbiamo un territorio ben delimitato, un popolo che ha solo, in gran parte, bisogno di essere risvegliato, ma ci manca una classe politica che ami questa nostra terra e che sia racchiuso in un parlamento proprio, poiché solo da un tale alto organo possono fuoriuscire leggi adeguate alla nostra Nazione.

La Nazione Napolitana e quella Siciliana costituirono il primo stato, concepito come tale, della penisola italica e probabilmente d’Europa, in quanto voluto fortemente da Ruggero il normanno, il quale sottomise e unì i circa tre milioni di persone che abitavano le terre che vanno dalla Sicilia agli Abruzzi. Un territorio strategico che era stato al centro tra il mondo romano e quello greco, tra carolingi e bizantini e che ancora si trovava al centro tra due mondi. Troppo lontano dal centro dei due imperi perché ne potesse far parte, ma abbastanza vicino per le scorribande degli uni e degli altri che a turno vi facevano arrivare i propri eserciti per reclamarne il possesso e nominare un proprio signore allorché riscuotere tasse.

Ma chi erano i meridionali? Nel prosieguo storico, in queste meravigliose terre ci passeranno molti popoli da ogni parte dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa e innamorandosi di questo paradiso molti ci sono rimasti diventando meridionali a tutti gli effetti. Così oggi in ognuno di noi si possono notare lineamenti esterni e di carattere, che hanno molto a che fare con i greci e romani o con i goti e longobardi, con i normanni e saraceni o francesi e spagnoli.
In ogni modo nel SUD si venne a formare una vera e propria Nazione, un qualcosa di avveniristico, molto lontano dall’essere concepito dalle città stato del nord della penisola, a parte Venezia e Genova. Abruzzesi, Calabresi, Lucani, Pugliesi, Campani uniti come una sola Nazione assieme ai Siciliani; una solidarietà nazionale, uno stato che visse per oltre settecento anni.

Si può dire che questo popolo si è fatto da solo con la mano del Signore, cercando di costruire un regno felice all’interno dei propri confini senza imporsi ai popoli vicini, ma rimanendo Stato tra quei limiti territoriali delimitati da secoli e secoli. Il Regno.
Uno stato che fece dei meridionali una Nazione, abitanti del più antico stato d’Italia, “liberato” dalla più infame e macchinosa congiura savoiardo-europea, una repressione armata comandata da animali in uniforme con un parlare francofono, i quali con il loro aspetto si innalzavano a signori, ma con le maniere proprie di cialtroni, ladri, prepotenti e razziatori. Povero SUD!

Circa 12 milioni di regnicoli (napolitani o meridionali) furono costretti a scegliere il loro futuro tra rimanere nella propria terra e combattere da legittimista, partigiano, spregiativamente definito brigante, (oggi sarebbe chiamato col termine di terrorista) o partire in cerca di altre terre come emigrante, della peggior specie, di seconda categoria, come quelli che sbarcavano a New York non sul molo degli europei e italiani bianchi, ma vi sbarcavano da italiani del SUD, classificati mezzi neri, sul molo degli schiavi. Così ci accoglieva quella nazione americana fiaccola di libertà e uguaglianza nel mondo, che solo pochi anni prima commerciava con le navi di quello stato il cui vessillo bianco candido con lo stemma borbonico faceva girar lo sguardo di quei curiosi americani.

Più di 20 milioni di meridionali si sparsero nel mondo e 12 milioni nel nord Italia; dal 1860 al 1870 subimmo un milione di morti, deportazioni in campi di concentramento e distruzione di interi paesi e culti religiosi, e dopo un secolo e mezzo, ancora si incontrano “paesani” in terre lontane, si sente ancora il senso di Nazione che per settecento anni ha modellato la nostra indole, il nostro carattere.

Perciò, cari miei connazionali, non dite che il SUD è sempre stato così come lo viviamo oggi, ma siate fieri di ciò che siamo, poiché non ci sarebbe stato nessun miracolo economico italiano senza le casse del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia e senza la manodopera di emigranti meridionali adoperati nelle fabbriche del nord. Se l’Italia ha visto il progresso è grazie ai meridionali e quanto di buono avevano prodotto nel felice Regno.
Oggi molti meridionali tentano di nascondere il proprio accento per mischiarsi meglio nel popolare nordico, io dico: “Non vergognatevi di ciò che siete, ma di quello che fate”, siate presi da dignità e onore, poiché questo era il pane quotidiano dei nostri padri.

Oggi c’è un parlare nostalgico dell’ex Regno delle Due Sicilie, e addentrarsi nelle vicende storiche che lo riguardano è buono, ma una volta recuperata la plurisecolare cultura e identità nazionale che ci riguarda, bisogna poi riproporle ai giorni nostri e metterle in pratica sui nostri bisogni. Finiamola di essere meridionalisti, è venuto il momento non di “essere”, ma di “fare”. Analizziamo sì il passato, ma applichiamolo al presente per trovare la strada per il nostro futuro, e questo lo si può fare con un forte bagaglio culturale da usare con volontà nel campo della politica, per dare risposte concrete ad una politica leghista e nordista con cui bisogna misurarsi. Non si può continuare a fare del meridionalismo fatto solo di parole magiche e raduni sacri, ma bisogna coadiuvarle con idee forti e chiare ed avere il coraggio di proporle nonostante le conseguenze. Questo per me è patriottismo leale, senza se e senza ma.
Certo si può tornare indietro alla prima occasione o cambiare faccia e uscirne fuori, magari mischiarsi con quelli rimasti indietro e dire in coro: “Te l’avevo detto”, …. ma così non andremo da nessuna parte e resteremo per venti anni ancora e forse più, nel consolarci nel ricordo di quel che fummo un tempo. A qualcuno questo può bastare, ma lo vada a dire a quei figli del Sud che non sanno ancora se fare il brigante o l’emigrante, o come si dice oggi “o emigrante o cantante”.


Antonio Iannaccone


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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone