LA CAUSA NAPOLITANA
L’indipendenza non è una cosa di poco conto che passa di moda.(Passato il tempo, passata la festa.)L’indipendenza di un popolo è una cosa sacra, gli appartiene e nessuno gliela può togliere, anzi, per essere più precisi, è un diritto per esso e un dovere per gli altri.
Ma che cos’è un popolo? Esso è un insieme di persone che parlano la stessa lingua, hanno la stessa cultura, come le tradizioni, gli usi e costumi, la religione, e poi hanno la stessa storia e un forte legame per la propria terra. Questo stà scritto in molti trattati, come ad esempio: La Carta delle Nazioni Unite, il Patto Internazionale per i diritti civili e politici del 1966, il Patto di Helsinki del 1975, e in tutti questi scritti si menziona il’Diritto all’autodeterminazione dei popoli’ e che possono stabilire in modo libero e autonomo quando e come vogliono loro che tipo di governo li deve guidare; perciò quest’autodeterminazione dei popoli è al di sopra della legge di ogni singolo stato.
Per noi napolitani il nostro popolo è più antico di Roma, ma ha dato il meglio di sé ad iniziare dal Ducato di Napoli fino al Regno borbonico delle Due Sicilie e dal 1861 il Popolo Napolitano è stato accantonato ( come pure quello Siciliano ) per inventare un nuovo popolo, quello italiano.
Molti popoli ultimamente hanno raggiunto la propria indipendenza, come quelli della ex Unione Sovietica o della ex Yugoslavia, dove qui ha avuto l’indipendenza pure la Slovenia che non ha mai avuto una storia come popolo.
Il Popolo Napolitano ha sempre lottato per essere libero, dall’Abruzzo alla Calabria, dalla Puglia a Gaeta, e lo stato italiano ci ha tolto la libertà di esistere come popolo. Per questi motivi il Popolo Napolitano ha il diritto e il dovere di combattere per la propria indipendenza.
Oggigiorno ci sono molte idee su come dovrebbe essere la Nazione Napolitana, e una di queste riguarda se dobbiamo diventare indipendenti o autonomi.
Iniziamo col dire che il Popolo Napolitano ha la storia nel suo sangue, perché il sangue dei suoi figli è disperso per il mondo, prima come combattente e poi come emigrante, senza patria, carne da macello, ma sempre con onore; grazie a noi il mondo ha imparato a cantare, a mangiare la pizza con il pomodoro, ha avuto modo di conoscere le cose belle della Napolitania: l’olio d’oliva pugliese e calabrese, la mozzarella di bufala, il buon vino, la zuppa di cozze, la caponata, per non parlare del babà, la sfogliatella, i taralli con la sugna e il pepe o quelli dolci pugliesi o di Castellammare, le serenate con i mandolini; napoletano è anche il nominativo di un tipo di cane mastino e Napolitania è il nome di un asteroide.
Si deve prendere coscienza che se non ci sarebbe stato il Popolo Napolitano, al mondo mancherebbe qualcosa di molto importante, perciò la Nazione Napolitana esiste e si conosce, è una cosa a parte che non ha niente a che vedere con il resto d’Italia. Anche gli stranieri imparano a parlare più facilmente il napoletano che l’italiano; il pescarese ragiona bene con il cosentino e il foggiano o tarantino discute con il torrese o avellinese senza cambiare il proprio modo di parlare napolitano. Perciò noi siamo un popolo che esiste.
Per il momento siamo sottomessi allo stato italiano che ci schiaccia sempre di più da un secolo e mezzo e comunque non ci verrà mai incontro a liberarci per farci andare per i fatti nostri, ma se ci dovrebbe essere qualche proposta per una macroregione napoletana con un governo autonomo, io penso che si dovrebbe accettare come un primo gradino per arrivare all’indipendenza che è l’unica cosa che è nel nostro diritto e che ci può salvare.
Negli ultimi tempi, già da qualche anno, si avvisa un risveglio di coscienza del SUD, di quello che è stato prima di ora e di prima che si facesse l’Italia, dando vita a svariati partiti politici e associazioni e circoli che si danno da fare molto bene nel far conoscere la verità sulla nostra nazione, più precisamente riferita al tempo del Regno delle Due Sicilie, uno stato libero e indipendente.
Questo stato comprendeva tutto il SUD e la Sicilia e come tutti gli altri stati dello stesso periodo, aveva i suoi crucci, ma era più avanti degli altri in ogni campo: potenza marinara, fabbriche, nel sociale, nel culturale e tutto ebbe fine con la vile occupazione da parte dei Savoia.
Volendo radunare in un unico movimento tutti quelli che si prodigano in ogni modo per il SUD, è una buona cosa, anzi, deve per forza essere così, ma se si ragiona con l’intento di ristabilire quell’identico Regno passato, la cosa può risultare impossibile, mentre pare più ovvio ragionare su uno stato federale moderno, perché già allora esistevano sì un solo Re, ma c’erano due popoli nazionali: il Siciliano e il Napolitano che comprendeva la parte continentale del regno.
Dopo un secolo e mezzo la Nazione Siciliana esiste ancora ed ha un suo movimento indipendentista, ma, e questo bisogna dirlo, la Nazione Napolitana che abbraccia la parte inferiore dello stivale italiano, oggi non esiste o forse sì, ma non esiste la forza di un Movimento Napolitano come tale dovrebbe essere e che combatte per l’indipendenza del SUD.
Come si è visto nei post precedenti ci vuole l’indipendenza perché è un nostro diritto, per questo nasce il MOVIMENTO INDIPENDENTISTA NAPOLITANO, e non vuole mettersi al posto di nessun’ altro in quanto non all’altezza di quello che già stanno facendo per il SUD, ma vuole schierarsi prettamente per la Causa Napolitana, per fare risvegliare nei cuori della gente la coscienza di appartenere ad un popolo: il NAPOLITANO.
Abiuriamo la violenza, né si vuole essere un organo politico, ma si vuole radunare tutti quelli che si sentono orgogliosi napoletani, in particolar modo i giovani senza i quali nessun movimento può definirsi tale. Oggi è molto triste vivere da napoletani, ma chi vive con ancora una speranza vuol dire che ha un cuore palpitante, un cuore napolitano.
Vogliamo essere consapevoli che se si perde l’identità del popolo napolitano, col passare di questa generazione può finire tutto e non ci resta che rassegnarci; ma chi la pensa come noi se ha qualche pensiero da condividere può dirlo qui, che più siamo e meglio è.
Antonio Iannaccone
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