lunedì 28 aprile 2008

AZIONE NAPOLITANA

Movimento indipendentista napolitano

di Antonio Iannaccone

I voti al pettine
Con il voto ancora nel vivo della cronaca, si tirano le somme di chi ha perso e di chi ha vinto, chi è riuscito a salire su una scialuppa di salvataggio o chi è affondato, ma tutti sono contenti per la semplificazione partitica a cui l’Italia si è appaiata adeguandosi agli andamenti europei.

E’ un bene? E’ un male? Per ora è presto a dirlo.

Alcuni dicono di no perché è uscita dalla scena politica italiana una rappresentanza di un folto gruppo di cittadini appartenenti ad alcuni partiti, che, anche se minoritari, davano voce a cert’uni e ora non più e non so se questa è democrazia, visto che questo termine vuol dire “governo del popolo”.

Altri pensano che è un bene perché così lo stato risparmia qualche soldino; ma non vedono che i fuoriusciti della dimissionaria legislatura vanno a ‘casa’ con una pensione da subito di svariate migliaia di euro(quando poi i vecchietti pensionati sono costretti a rubare nei supermercati i generi di prima necessità).

A mio avviso lo stato può incominciare a risparmiare dimezzando l’intero quadro politico e non i partiti, cioè vale a dire mandare a quel paese mezzo Senato, metà Camera, metà portaborse, metà inservienti, metà portinai ed altri nullafacenti che si aggirano per i palazzi e sono centinaia e centinaia.
Chi vuole fare veramente qualcosa di buono iniziasse da qui, anzi esaminasse il governare Borbonico di Ferdinando II delle Due Sicilie, il quale, dopo l’avventura napoleonica e murattiana, e dopo d’aver liquidato quelle sanguisughe degli austriaci, per risanare il Regno dallo sfacelo economico iniziò proprio dimezzando la corte e chiudendo i vari Palazzi Reali diminuendo drasticamente le sfavillanti spese cortigiane.

La politica ai raggi x
Ritornando a noi, forse non tutti sanno, o a qualcuno è sfuggito, che i sistemi politici odierni sono facciate o parallelismi di quell’organizzazione invisibile che si chiama Massoneria. Essa non è altro che una società di società con un intento puramente economico, ma dirette ad un controllo di fondo della politica mondiale per una totale gestione dell’intera umanità. Fin dal XVIII secolo si sono sviluppate massonerie nazionali un pò d’ovunque in Europa e nel mondo, ma la penisola italiana era frammentata da vari staterelli per poterne generare una, e così nacque la Carboneria a Napoli e la P1(propaganda 1) detta anche Giovine Italia al nord per mano del massone Mazzini unendo gli adepti nell’ideale di uno stato italiano. Queste società non facevano altro che gli interessi della più grande società massonica inglese, a cui loro facevano capo, e quella inglese era sempre più succube della preponderante società massonica ebraica di gran lunga più potente economicamente e ora lo stava diventando anche politicamente.

La direttiva era di distruggere il Papato(organizzazione uscente per il controllo delle masse), e tutti gli stati cattolici che giravano nella sfera romana.
Dal 1860 al 1918 tutto si avverò secondo i piani, ma non essendo riusciti ad inventare una nazione italiana, perché una parte del popolo rimase fedelmente cattolica e l’altra si convertì al laicismo, la nuova Italia si divise in due correnti massoniche politicamente di destra e una di sinistra, ideologicamente cattolica e l’altra laica-ateista. Oggi ci sono in Italia la corporazione delle massonerie dette di Palazzo Giustiniani e l’altra organizzazione massonica detta di Piazza del Gesù.

Ora, mentre fino a qualche decennio fa, le massonerie controllavano la politica italiana dal di fuori, (Licio Gelli ha spiegato bene come nominavano i ministri), dopo l’operazione Mani Pulite(architettata dalla massoneria) e la cancellazione del vecchio sistema politico, nasce la seconda repubblica in cui scende a fare politica in prima persona la massoneria stessa, così come negli altri stati; di conseguenza, il potere in Italia mentre pensava di fare una cosa, poi faceva esattamente l’opposto, perché la massoneria italiana era sì in linea con la massoneria internazionale, ma su due strade diverse e per risolvere il problema hanno spazzato via la vecchia classe politica e decidere direttamente in prima persona; ma la frammentazione partitica è stata d’impaccio per le manovre criminose dell’organizzazione, e allora si mette su il teatrino della riforma elettorale per creare il centro-destra e il centro-sinistra, la massoneria di Piazza del Gesù e quella di Palazzo Giustiniani, Berlusconi e Veltroni, i quali sono cresciuti nella massoneria e la prova è che hanno dei sistemi di comunicazione propri atti al controllo delle masse, in poche parole siamo arrivati a quella che decantano come terza repubblica.

Chi oggi non ha un canale mediatico d’informazione non può essere nella politica a meno che non diventi massone con delle chiare idee.
Si è sempre detto che la pubblicità è l’anima del commercio, ebbene, la propaganda è il segreto vincente della politica e della massoneria.


La controffensiva napolitana
In questa ‘chiara’ analisi politica e storica può farsi spazio una nuova idea popolare come quella dell’Indipendenza di Napoli e della Napolitania? Con una situazione come questa è ovvio che per noi mortali che crediamo nella Napolitania, sembra impossibile spuntarla in questo muro impenetrabile di rete politico-massonica. A questo punto, scartando la prima ipotesi che senza l’appoggio massonico il nostro sogno non è realizzabile, vogliamo optare senza indugio per la seconda ipotesi di picconare il muro per farci breccia e conquistarci quel posto che ci spetta. Ma ahimé, il muro è duro e noi stiamo a picconare con scalpellini e cacciaviti.
Mi spiego: tutti questi movimenti e partiti che stanno proliferando al grido di autonomia, indipendenza, libertà del SUD, inneggiando a Tizio o a Caio, per carità si rispettino appieno le loro idee e prese di coscienza, ma è l’unione che fa la forza e non la frammentazione di un ideale, altrimenti il popolo non capisce da che parte stare e può prenderla come una burla o un accaparramento di poltrone.

Gesù Cristo che la sapeva lunga su noi umili esseri umani, disse nel Vangelo di Marco 3:24 che ‘un regno diviso in parti contrarie non può durare’, quindi è destinato a scomparire, e la storia ci ha tramandato questo insegnamento, vedi la Grecia antica con le proprie Polis, la fine dell’Impero Romano dopo la suddivisione territoriale, e quel che più ci interessa da vicino la resistenza all’invasione piemontese del Regno delle Due Sicilie, formata da bande di partigiani che però combattevano per proprio conto, tranne alcune sporadiche volte. In quella occasione i nostri avi non capirono che non era come contro i francesi 50 anni prima, quando comunque combatterono uniti in una marcia su Napoli agli ordini del Cardinale Ruffo, ma adesso avevano a che fare con la più potente massoneria contro la quale si schierarono divisi e quindi deboli e prevedibili.

Oggi, a distanza di un secolo e mezzo, ci accingiamo a combattere politicamente di nuovo quella guerra di liberazione, e pur sapendo chi abbiamo di fronte, rifacciamo gli stessi errori ripercorrendo le stesse tappe, anche se alcune importanti, comunque di significato limitato ad un piccolo territorio, come fu allora la conquista di Melfi si può oggi paragonare la conquista politica di Gaeta.
Ci vogliamo fermare qui?
Vogliamo veramente riconquistare la nostra terra?
Chi vuole davvero il bene della Napolitania non deve fare altro che diventare parte integrante di una nuova azione compatta in cui tutti i cittadini che si sentono Napolitani possano identificarsi con orgoglio; è tempo di agire e di unirci in un'unica forza politica; si formi un direttorio che abbia un indirizzo prioritario sull’Indipendenza; via i vari simboli e diciture; io proporrei come soggetto politico l’“Azione Napolitana”, e che adotti il simbolo del Giglio da poter un giorno incastonare nella futura bandiera Napolitana, tra le bande di colore bianco, rosso e giallo; il Bianco sta per il colore Monarchico dei Borbone che ha contraddistinto la classica Bandiera delle Due Sicilie, il Rosso e il Giallo, di derivazione Spagnola e prettamente radicata nel casato Borbonico, sono presenti in molti simboli e gonfaloni di regioni, province e comuni e quindi di facile riconoscimento.

Capisco che la cosa non è facile, ma neanche impossibile; è una questione di buona volontà e amore per la propria terra. Un amico ha scritto “Il tempo è maturo”.
Signori, è tempo di unirci, è tempo d’insorgenza. E’ tempo d’Indipendenza. Picconiamo il grande muro tutti insieme contemporaneamente con il grande piccone dell’ “Azione Napolitana”.

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone