mercoledì 4 marzo 2009

"SICILIA-CATALUNYA" e ... NAPOLITANIA

COMUNICATO STAMPA – KOMUNIKATU STAMPA

PALERMO. PRESENTATA L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “SICILIA-CATALUNYA”.
ED È GIÀ UN GRANDE EVENTO.
PRESENTI IL DEPUTATO CATALANO BERTRAN E IL LEADER PROGRESSISTA MIRÒ.
LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE GIANCARLO ALAGNA.

Continuano a pervenire apprezzamenti positivi per la neonata Associazione Culturale “Sicilia-Catalunya” e per gli orientamenti ed i programmi che sono stati ampiamente illustrati nel corso della Conferenza di presentazione, svoltasi in questi giorni a Palermo, nei locali dell’Hotel Europa. Notevole e qualificata, com’è stato giustamente osservato, la partecipazione di pubblico, di iscritti e di simpatizzanti.
I lavori, com’è noto, sono stati brillantemente diretti dal Presidente della stessa Associazione, Giancarlo Alagna, medico, che, dopo un cordiale saluto a tutti i presenti ed in particolare agli ospiti catalani, ha rimarcato la esigenza di una maggiore collaborazione e di più organici rapporti di amicizia e di solidarietà fra il Popolo Siciliano e gli altri Popoli del Mediterraneo. Rapporto fraterno, ovviamente, con la Nazione “Catalunya”, con la quale molte sono le affinità e le analogie politiche, storiche, economiche e culturali. «A questo fine gli scambi culturali hanno un ruolo trainante».
Ha affermato Alagna che ha ricordato come il programma operativo più immediato privilegi i rapporti anche con le Isole–nazioni, “sorelle” della Sicilia, quali sono, appunto, la Sardegna e la Corsica. Si auspica al più presto una corsia per la Napoletania.
«Le nostre proposte e le nostre scelte non vogliono essere ostili a nessuno e vogliono essere anzi esse stesse promotrici di spirito di collaborazione e di amicizia. Ma non vi sono dubbi che, - di fatto, - le nostre prospettive servano pure a “contro-bilanciare” e forse a contrastare civilmente e pacificamente, le offensive e le discriminazioni di alcuni gruppi di potere politici e finanziari “continentali” del nord e la loro arroganza.»
Ha dichiarato Alagna con un pizzico di ironia.
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In sintonia con quanto avevano detto gli oratori precedenti, sono stati la relazione ed i vari interventi effettuati da Giuseppe Scianò, nella sua qualità di Coordinatore della Consulta di Studi e Ricerche della stessa Associazione. L’oratore ha infatti illustrato alcuni punti programmatici particolarmente qualificanti e le finalità generali dell’Associazione stessa, che, - per dirlo in poche parole, - rilancia la “centralità” della Sicilia nella “centralità” intercontinentale del Mediterraneo, come “luogo” naturale di incontro fra Popoli, Civiltà e Continenti diversi.
«In questo ambito di larghi orizzonti si muoveranno la difesa e la riaffermazione dei diritti fondamentali dal Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana» «Non a caso lanciamo – anzi rilanciamo – da questa sede, un appello per la tutela e la diffusione della lingua e della cultura Siciliane, sempre minacciate e/o discriminate. Nonché per la riaffermazione del diritto alla verità e del diritto al recupero della memoria storica». «Ricordiamo a noi stessi che i valori e gli ideali, che hanno animato e che animano il Sicilianismo forte e puro, sono gli steessi che hanno caratterizzato e caratterizzano la civiltà e la cultura dell’Europa più autentica e più moderna. Nella quale i Popoli e le Nazionalità “senza stato”, devono avere il ruolo, le attenzioni ed i riconoscimenti che meritano.»
Ha ancora detto Scianò, che ha poi sottolineato come la partecipazione e la presenza di ospiti illustri come Jordi Mirò, Uriel Bertran, Antonio Pagano, Bartolo Sammartino e di altri intellettuali di grande spessore siano un chiaro riconoscimento della validità del “sodalizio” culturale che oggi viene presentato e che è stato promosso soprattutto da Giancarlo Alagna, che ringraziamo.
Ed è nello stesso tempo un’ attestazione dell’impegno enorme a favore della collaborazione e della solidarietà “diretta” fra i Popoli del Mediterraneo e dell’Europa.
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Un grande applauso e la simpatia del pubblico sono stati rivolti al Deputato del Parlamento Catalano, Uriel Bertran, che ha svolto una interessante relazione nel corso della quale sono stati ricordati gli avvenimenti più importanti della storia della Catalogna e della sua lotta per l’Indipendenza. Non sono mancati i riferimenti al presente ed al futuro della Nazione Catalogna. Applaudito anche Jordi Mirò, che è stato recentemente nominato “Presidente Onorario” dell’Associazione stessa. E che ha assicurato la “massima” attenzione ed il “trasferimento” della propria esperienza alla neonata associazione siculo-catalana.
Di alto livello anche gli interventi dell’On. Bartolo Sammartino, Presidente dell’Accademia Nazionale della Politica, e del Generale Antonio Pagano, Direttore del periodico meridionalista Due Sicilie. Molto interessato allo svolgimento dei lavori e al successivo dibattito si è dimostrato lo “storico” dirigente sindacale Pino Lo Bello.
Impossibile citare tutti gli interventi, alcuni dei quali saranno oggetto di apposite pubblicazioni. Certamente acute e ricche di apporti culturali sono state le relazioni peraltro già annunciate, dello scrittore e pubblicista Ignazio Coppola; della dottoressa in Scienze Economiche Irene Ristretta; dell’Esperta in Ingegneria ambientale, Agostina Porcaro; del Dottore in Giurisprudenza Fulvio Alagna e dell’Architetto Delia Rini.
Hanno poi preso la parola per illustrare i rispettivi, specifici, punti di vista: Salvatore Morana, Salvatore Lo Casto, Lorenzo Mercurio, Gian Luca Castriciano e Roberto La Rosa. Fuoco di fila di domande del pubblico al giovane deputato catalano, Bertran, che ha risposto esaurientemente a tutti gli interlocutori e a tutte le “interrogazioni”. Va detto che ciò è stato possibile grazie alla collaborazione preziosa di Gian Luca Castriciano che ha gentilmente fatto da interprete con grande perizia. Ricco di argomenti ed informazioni inedite l’intervento di Rino Baeli, editore messinese ed intellettuale sicilianista di rispetto.
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Il Dr. Alagna ha – subito dopo – dato sinteticamente lettura della relazione e del messaggio di buon lavoro e di disponibilità a collaborare, inviatogli dal Prof. Corrado Mirto, che si trovava fuori Palermo per impegni di carattere culturale, assunti in precedenza ed improcastinabili.
A chiusura dei lavori e nei successivi incontri con i giornalisti presenti, Giancarlo Alagna ha evidenziato lo spirito europeistico e mediterraneistico che ispirerà l’attività e le iniziative dell’Associazione stessa, che si pone, - ha precisato, - anche gli obiettivi della migliore qualità della vita, della difesa dell’ambiente e dello sviluppo economico “eco e bio compatibile”, senza mai trascurare l’obiettivo, che è culturale, sociale e politico nello stesso tempo, di stimolare la creazione e l’offerta concreta di occasioni e di opportunità di lavoro ai nostri giovani che oggi sono costretti ad emigrare dalla Sicilia ancorquando in possesso di titoli e di qualifiche professionali eccellenti in ogni settore.
È doveroso ricordare che lo svolgimento di questa “Conferenza Convegno” si è articolato e sviluppato anche al di fuori degli interventi ai microfoni. Ed ha visto, quindi, sia i Relatori Ufficiali sia alcuni Attivisti della neonata Associazione (Giovanni Basile, Angelo Severino, Giuseppe Sorrentino, Rosalia D’Antoini, Sami Pishva, Leonardo D’Angelo ed altri, dei quali non siamo in grado di citare nomi e cognomi) cimentarsi in altrettanto interessanti discussioni ed approfondimenti con il pubblico presente in sala e nella Hall.
In questo contesto vivace ed attento, è stata utilissima e molto gradita la “dispensa storica” del Prof. Corrado Mirto dal titolo «1282. Inizio dell’Alleanza e dell’amicizia fra la Sicilia e la Catalunya».

Palermo, 2 marzo 2009 L’addetto alla Comunicazione e alle PR.

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Associazione Culturale “Sicilia Catalunya”
Via Brunetto Latini, 26
90141 Palermo
Tel. 091329456

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone