martedì 13 gennaio 2009


Una Napolitania per l’Europa

Si fa sempre più fitta la folla di persone interessate o per lo meno curiose nei riguardi del SUD Italia, con i suoi problemi, i suoi difetti, ma anche la potenzialità umana e di idee che insieme alla crescita di coscienza può far cambiare volto a questa terra bistrattata, abbandonata, usata, sfruttata da chi non è napolitano, ma anche da conterranei senza scrupoli reclutati da organizzazioni malavitose e da compagini politiche. Molti studiosi non solo italiani cercano un segno per una svolta culturale, sociale e politica delle Province Napolitane.
Non bisogna temere di essere dissacratori della storia patria o revisionisti fino all’ossesso, ma è giunto il tempo di porsi delle domande su come è stata fatta l’Italia e cosa è diventata, e perché nelle Province Napolitane del Regno delle Due Sicilie si scatenò una guerra civile contro i piemontesi chiamandoli invasori, al contrario di ciò che viene ancora insegnato nelle scuole definendo Garibaldi e company dei liberatori.
Se avevamo dei sovrani che parlavano napoletano ed erano napoletani già da varie generazioni, e c’era un progredito sviluppo industriale e commerciale, e non si conosceva l’emigrazione, e la popolazione aumentava vertiginosamente segno di adeguato benessere, da cosa avevamo bisogno di essere liberati? Perché si è dovuto a forza rigettare il sistema di vita napolitano in cambio di una falsa libertà e di una vera schiavitù coloniale al servizio dei politicanti e industrialotti del nord? Perché si è dovuto abiurare la fedeltà alla monarchia Borbone e sostituire un re Napolitano che parlava napoletano con uno straniero che parlava francese?
Con la fine della lotta legittimista che la storiografia cavurriana ha designato come brigantaggio, ebbe termine la nazione Napolitana, il popolo Napolitano era compatto su quel territorio che l’ha visto per otto secoli ora come stato dominato e ora come indipendente, ma le conseguenze di quella sconfitta subita nella guerra del 1860-1870 sono visibili nell’odierno SUD, l’odierna Napolitania, basti notare quelle fabbriche fantasma fatte costruire della vecchia Cassa per il Mezzogiorno, o fabbriche chiuse di un passato florido e speranzoso, o quei litoranei abbandonati che una volta ospitavano popolose stazioni balneari, o si possono notare interi paesi in decrescita o addirittura svuotati; ma gli effetti si possono notare specialmente sul volto delle persone, carpendo l’amarezza di chi è costretto ad emigrare, la tristezza di chi rimane ma non ce la fa, la rassegnazione di chi sente il bisogno di un lavoro giusto e la rabbia e l’impotenza di chi comprende il malaffare delle cattive amministrazioni. Si è offuscata, insomma, quell’identità nazionale che riguardava gli italiani del SUD, quell’identificarsi napolitani e non meridionali, un’identificazione che è rimasta solo nella lingua e nel comportamento sociale di tutti i giorni e che tanto ci differenzia dagli italiani del nord.
Non che il Regno Borbonico era il paradiso sulla terra, ma era uno stato nazionale al passo coi tempi con due realtà nazionali: quella Napolitana e quella Siciliana. Anche se aveva i suoi problemi, come del resto tutti gli stati del mondo, aveva però una propria identità che il popolo si è visto strappare con forza, venendo marchiato con la nuova identità italico-savoiarda non solo nella mente, con le continue invenzioni massoniche risorgimentali riportate sui falsi testi scolastici, ma è stato bollato anche nel cuore con storie che hanno una parvenza di nazionalismo unitario che coinvolgono i sensi e i sentimenti in una comunanza nazionalpopolare.
Invece, noi napolitani abbiamo radici storiche che ci legano agli antichi popoli italici nostri progenitori, come i Sanniti, gli Osci, i Bruzii, i Iapigi, Lucani. Abbiamo una nostra storia civile e sociale con un valido contributo dato all’umanità in svariati campi e con uomini e mezzi; non è da meno l’arte militare fino ai Borbone. E’ inimmaginabile, quindi, mettere da parte e oscurare una nazione con un tale notevole tesoro storico che tanto ha dato e molto può ancora dare all’Italia e all’Europa.
Al giorno d’oggi, un’Europa moderna e futurista che si attiene molto ad una disciplina economica per una crescita parallela di ogni suo territorio, non può non rivalutare le identità storiche e venir meno ad un riconoscimento di nazioni come quella Napolitana e Siciliana con proprie amministrazioni statali, conseguendone un adeguato controllo sociale e culturale, e sincero sostegno dell’economia locale. Se ciò non avviene, allora l’Europa è solo una Italia più grande, vale a dire uno stato gigante schiaccia nazioni dove la burocrazia centralista è al totale servizio delle società bancarie, in pratica si può avere in Europa un ritorno di eventi simili a quelli che portarono all’unificazione d’Italia, tutto a discapito di quelle nazioni storiche che con la propria identità hanno portato nell’arco degli anni alla formazione di quella che ora può essere definita Europa, la quale oggi è anche e soprattutto espressione di quelle culture locali che sono spirito vivificante di popoli e nazioni che contribuendo alla sopravvivenza della propria identità, la storia stessa le ha rilegate ad essere parte integrante e sostegno della odierna Europa.
Continuare a manomettere la storia di nazioni che attualmente esistono e che sistematicamente vengono represse e rilegate nel dimenticatoio, vuol dire manomettere la storia stessa dell’uomo e dell’Europa, la quale potrebbe trovarsi un domani in una spirale di crisi d’identità dannosa, anziché costruttiva, per i popoli che la compongono.
Il fatto che si è decisi a parlare di un ritorno identitario napolitano o di un’altra nazione appartenente politicamente all’Italia, non vuol dire revisionare la storia della Repubblica Italiana, in quanto molti mettono in discussione anche il referendum in cui si scelse la repubblica, ma bisogna essere trasparenti sull’attuale stato economico e sociale del SUD che ha radici ben oltre il 1948 arrivando fino ai plebisciti del 1860, organizzati volutamente in malo modo e in fretta e furia, in un caos inimmaginabile e mentre si combatteva ancora a Gaeta, Civitella del Tronto e a Messina sotto i vessilli napolitani. E’ immediatamente dopo questi fatti che nasce la questione meridionale, che non è altro che l’aggravamento di piccoli problemi di gestione a cui i Sovrani borbonici seppero tener testa, ma non a debellarli del tutto, come il potere che i baroni avevano in tutto il regno, potere che oggi si è trasferito nelle mani dei boss della malavita organizzata; sì, sono loro i nuovi baroni che ancora stanno a ringraziare Garibaldi e company per averli innalzati a tale titolo, solo che i governanti di oggi non sono i sovrani borbonici che tengono al proprio paese e al proprio popolo, bensì dei semplici politicanti incapaci o corrotti che si sottomettono alle leggi dei nuovi baroni anche se il più delle volte sono ‘stranieri’. E sì, sia per comandare che per obbedire bisogna essere dei gran ruffiani.
E’ già da più di un decennio che si cerca di far conoscere la vera storia del SUD, di poter parlare di orgoglio napolitano e d’identità nazionale, ma ora che sappiamo chi siamo bisogna guardare avanti. La storia non è storia se non serve a capire il presente e a tracciare una rotta verso il futuro. Il nostro futuro è l’Europa e il Sud, la Napolitania, la Sicilia devono essere in grado di poter dare, oltre che ricevere e in primo luogo devono avere delle proposte politiche valide da contrapporre al nordismo odierno che guida il paese.
Dico questo perché al nord esiste già una realtà politica territoriale che sorpassa le vecchie ideologie storiche che hanno caratterizzato i partiti politici così come noi li conosciamo, è quindi venuto il momento di generare anche al Sud un partito territoriale che veda oltre ciò che è di centrodestra o centrosinistra e si accorga, finalmente, dei problemi reali che attanagliano la nostra terra. In Sicilia esiste già da tempo, direi da sempre, una coscienza e una identità isolana che però non è riuscita a sfociare bene in un organismo politico. Noi napolitani, invece, siamo ancora agli albori di una nostra ritrovata identità, ma ormai in molti abbiamo senz’altro superato il tempo dei perché la nostra terra è Sud, ed è venuto il momento di raccoglierci in una sola voce e in una sola forza, bisogna quindi partorire idee nuove e moderne e portarle avanti con coraggio e umiltà, spirito di cooperazione tra ciò che è culturale, ciò che è politico e ciò che è sociale.
La costituenda Europa dei popoli, sempre più nuova e moderna, nel ricoprire tale ruolo, non può fare a meno della nostra bella e antica Nazione Napolitana.


Antonio Iannaccone



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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone