mercoledì 27 luglio 2011

Il “Meridionalismo” vero e i meridionalisti falsi.

A causa della violenta e devastante "piemontesizzazione" di tutta la penisola italiana, si è sviluppata nel tempo una corrente di pensiero definita meridionalismo, che è, in effetti, una reazione allo stravolgimento economico e sociale in cui si sono venuti a trovare i territori dell’ex Regno delle Due Sicilie: Napolitania (parte continentale) e Sicilia, diventate "Meridione" dello Stato italiano subito dopo l'occupazione militare piemontese avvenuta nel 1861.



L'occupazione di questi territori, che avevano una propria lingua, una propria cultura, perché facenti parte di una propria nazione già da 700 anni, avvenne attraverso l'imposizione di uno stato di polizia oppressivo e dittatoriale, dal carattere puramente coloniale, che provocò la legittima reazione della popolazione la quale si rivoltò contro gli occupanti “italiani” che li stavano massacrando e rapinando di ogni sua ricchezza. Il risultato fu che ne scaturì una guerra civile che contrappose i napolitani, ormai senza più un proprio esercito (70 mila soldati fatti prigionieri morirono nei lager piemontesi, come quello di Fenestrelle). Questi patrioti che ammontarono a circa 80 mila uomini, chiamati spregiativamente "briganti", combatterono per oltre dieci anni contro i piemontesi i quali arrivarono a schierare circa 500 mila uomini, compreso la Guardia Nazionale, un contingente pari a quello che gli americani schierarono in Vietnam.



Questa vera e propria guerra civile produsse decine di migliaia di morti, alcuni affermano che assunse i connotati di una vera guerra coloniale e persino l’ex ministro piemontese D’Azeglio fu costretto ad affermare, nella lettera del 2 agosto 1861 diretta all’on. Matteucci e pubblicata dai quotidiani "La Patria" e "Monarchia Nazionale": "A Napoli abbiamo cacciato ugualmente il sovrano per stabilire un governo col consenso universale". Ma ci vogliono, e pare che non bastino, sessanta battaglioni per tenere il Regno. Ma, si diranno, e il suffragio universale? Io non so niente di suffragio, so che al di qua del Tronto non ci vogliono sessanta battaglioni e di là sì. Si deve dunque aver commesso qualche errore; si deve quindi o cambiar principi o cambiar atti e trovar modo di sapere dai Napoletani, una buona volta, se ci vogliono sì o no. Capisco che gli Italiani hanno il diritto di far la guerra a coloro che volessero mantenere i Tedeschi in Italia, ma agli Italiani che, rimanendo Italiani non volessero unirsi a noi, non abbiamo diritto di dare archibugiate"(*)



La repressione da parte piemontese fu crudele e inumana e non di meno fu la resistenza napolitana, al punto che il 18 aprile 1863 Vittorio Emanuele II considerò seriamente di ritirarsi dai territori napolitani dicendo: “Noi abbandoniamo un paese che non vuole saperne di noi”. (Due Sicilie 1830-1880, pag. 226, di Antonio Pagano, Capone editore). Ma poi, con la promulgazione della famigerata legge Pica, il "brigantaggio" fu violentemente represso in tutta la Napolitania senza alcuna garanzia di legge (bastava la decisione di un semplice caporale per uccidere una persona solo sospetta). Questa legge fu definita da un giornale di Torino, “Il Diritto”, un provvedimento da stato d’assedio. Quindi il nuovo regno venne a trovarsi sotto due legislazioni diverse, la Napolitania con la legge Pica e quindi stato di guerra, in cui non era in alcun modo possibile praticare una normale vita economica e sociale, mentre al nord c’era lo statuto Albertino con uno speciale protezionismo per le aziende piemontesi.

Il risultato fu che il Piemonte ne approfittò per depredare la Napolitania di ogni ricchezza contenuta nelle sue banche, sottomettendola al consumo di prodotti del nord, facendo fallire di proposito numerose aziende. Furono centinaia di migliaia i disoccupati e persino i contadini non potettero lavorare la terra. Persino le scuole furono chiuse.



Oggi si sente dire spesso che l’italia cammina a due velocità, un nord industrializzato e sempre più competitivo e un sud arretrato e sempre più succube del nord. Questo è dovuto principalmente allo Stato italiano che mai ha voluto fare qualcosa per risolvere veramente la questione meridionale. Nei primi sessant’anni d’italia, benché la denuncia meridionalista giungesse al parlamento torinese prima che a quello romano, si è avuta, da parte dei governi di destra e di sinistra, una protezione economica del nord con conseguente sviluppo sociale, tutto a danno dell’ex Stato delle Due Sicilie. Situazione che è andata precipitando in modo inarrestabile dal dopoguerra a oggi, portando una differenza abissale tra le due zone della penisola in senso politico, sociale ed economico, depredando in maniera subdola i vari fondi destinati allo sviluppo della Napolitania, compreso il ladrocinio di aziende sane e prospere e l’accaparramento delle banche, strumento essenziale per lo sviluppo di un territorio. Oggi l’italia è l’unico Stato del mondo occidentale ad avere un territorio ricchissimo e uno poverissimo; la Napolitania è il più grande territorio europeo che non abbia una banca propria. Ciò è assolutamente intollerabile, giacché tutti abbiamo visto come la Germania è riuscita, in meno di vent’anni, ad assorbire l’impatto della ex DDR creandole le stesse condizioni economiche e sociali dell’ex RFT, uniformando, di fatto, l’intero territorio statale. Risulta dunque in modo evidente che in italia questo non lo si vuole fare, a dispetto dei tanti "meridionali" e "meridionalisti" che si alternano al parlamento.



In proposito è bene ricordare i tanti veri meridionalisti, che si sono alternati nel tempo per cercare di promuovere l'uguaglianza dei napolitani agli altri "italiani". I più importanti sono il Duca di Maddaloni, il deputato Miceli, Giustino Fortunato, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, Giovanni Amendola, Don Luigi Sturzo che professò un tipo di meridionalismo cattolico portante all’autonomia (Meridionalisti cattolici. Antologia di scritti “1946-1960”, a cura di Diomede Ivone), Guido Dorso che per primo intuì non una questione meridionale, bensì una vera e propria colonizzazione del Mezzogiorno d’italia.





Tralasciando i tanti, non per demerito, ma per amore del discorso, cito l’ultimo vero meridionalista approdato al parlamento italiano, sto parlando di Angelo Manna, meridionalista di gran tempra, che dalle fila dell’ex MSI riuscì a dare batoste verbali a quei deputati che ancora puntavano il dito contro quelli che non erano più napolitani e nemmeno italiani del sud, ma ormai diventati "meridionali", “terroni”, sinonimi di sfaticati, incapaci, sporchi, assassini, affricani, delinquenti per natura. Ecco che Manna capisce l’importanza di presentare un meridionalismo non più all’interno delle varie fazioni sinistrorse o destrorse, ma come compagine politica propria, creando il Fronte del Sud, progetto che purtroppo non riuscì a portare avanti per cause a cui noi umani non siamo in grado di trovare rimedio.



Ma più vicino a noi ricordiamo il primo grande indipendentista che la Napolitania abbia mai avuto dopo la fine della lotta patriottica postunitaria, Nicola Zitara, professore formatosi a sinistra, ma che poi tralasciando ogni colore è riuscito a dare l’impronta indipendentista a quel meridionalismo inconcludente che per anni è stato usato da un’italia corrotta,un meridionalismo che ha soffiato in modo accondiscendente all’ambigua partitocrazia, linfa vitale di un parlamentarismo iniquo, permettendo a quest’italia di sfruttare la disparità economica e sociale per arraffare le risorse dello Stato a vantaggio degli speculatori del nord.



Ora, se in tantissimi anni, nonostante ci siano state denunce, interpellanze parlamentari ed altro, non si è mai risolta la cosiddetta "questione meridionale", vuol dire che questa è la condizione della Napolitania in quest’italia, vale a dire essere colonia, terra di sfruttamento per permettere all’alta italia di poter essere concorrenziale con gli altri Stati mondiali. Questo ci fa capire l’inutilità di competere elettoralmente nel parlamento italiano per risolverla. Si deve ritenere vano ogni sforzo in questa direzione poiché i falsi meridionalisti di oggi non sono all’altezza di quei veri meridionalisti passati, i quali, anche se niente hanno ottenuto, pur tanto hanno fatto. Quindi, perché affannarsi a correre dietro al vento?


Ma ancora oggi c’è una certa presa di posizione su questa via, infatti, alcuni dei partitini cosiddetti meridionalisti, ammettono la sconfitta del meridionalismo, ma pur continuando a cavalcarlo (con tutta la buona fede dei promotori), hanno cambiato il senso della denuncia rinnovandolo, definendolo "neomeridionalismo", però vorrei capire a che giova sostituire un vecchio meridionalista con un giovane neomeridionalista se il tavolo da gioco è sempre lo stesso? Anzi è peggiorato.


L’ultima presa di coscienza che sta avvenendo nei napolitani ha portato a far cavalcare l’onda neomeridionalista da certi individui del parlamentarismo italiano, che con diverse compagini stanno attuando l’ennesima truffa partitica a nostro danno. Riscopertisi neomeridionalisti, si uniscono per proporre quello specchietto per allodole che è il partito del mezzogiorno formato da iosud, noisud e forzasud, cerchio che potrebbe chiudersi con l’arrivo anche di Lombardo, riuscendo a formare un partito antilega. Questo servirà solo a controbilanciare il peso leghista che in questo periodo è ben sistemato nella maggioranza tenendo come ostaggio Berlusconi e la sua cricca. Ciò a cui puntano questi politicastri è arrivare a mettere fuori gioco Bossi; lungi da loro voler tentare di risolvere i problemi del sud, anzi, come una tenaglia i buzzurri verdastri da una parte e loro dall’altra, schiacceranno nel mezzo la Napolitania. Questa è la via del meridionalismo.



Vi è, quindi, una sola via ed è quella dell'Indipendenza. A molti questa parola spaventa, ma a molti di più è un forte desiderio. I vantaggi dell'Indipendenza della Napolitania sono molteplici. Innanzitutto fermeremo il nostro degrado dovuto al sistema clientelare della politica italiana che da sempre è andata a patti con la malavita, non solo perché non capace di controllare il territorio, ma anche per assicurarsi voti per l’elezione dei suoi candidati collusi. Poi potremmo fare una nostra politica economica che, non essendo più soggetta allo sfruttamento padano, creerebbe nuove opportunità di lavoro e fermerebbe l'emigrazione dei nostri figli migliori. Non avremo più imposizioni di centrali a gas che non servono, inceneritori camuffati da termovalorizzatori, rifiuti speciali del nord nascosti in aree abitate, situazioni per lo più coperte da una stampa manipolata dalle cosche finanziarie del nord. Non avremo più uno stato di polizia che vede ogni cittadino con sospetto. Né una giustizia impantanata e torbida.



Tutto questo non ce lo darà mai questo "meridionalismo" piagnucoloso, puerile come quello dei nostalgici borbonici e di altri, privi di senso della realtà e infognati in un passato che mai più ritornerà. La nostra vita futura dovrà invece essere una lotta, seria, determinata, fatta con ogni mezzo per riprenderci questa indipendenza e per riacquistare la nostra libertà, cioè i beni più preziosi di un Popolo degno di questo nome.



Antonio Iannaccone

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone