domenica 9 maggio 2010

"Siamo tutti briganti, vogliamo il Sud libero"


09/05/2010 - Corteo contro le celebrazioni di Italia 150

"Siamo tutti briganti, vogliamo il Sud libero"


Protesta meridionalista al museo Lombroso: chiudetelo, è razzista
LUCIANO BORGHESAN
torino
In piazza Vittorio riecco Roberto Gremmo. Arrivò in consiglio comunale e provinciale nel 1990 per Piemont, prima della Lega Nord. Che c’entra con il Sud? «Ho simpatia per chi combatte l’Italia centralista e la Padania». Anche la moglie, Anna Sartoris, visse una tornata da «autonomista» in consiglio regionale fino al 1995.In precedenza la loro Union Piemontèisa si era alleata per le elezioni politiche del 1987 con la Lega Lombarda di Umberto Bossi, ma non era riuscita a conquistare seggi. Poi ci fu la concorrenza del movimento leghista di Gipo Farassino, e Gremmo tornò ai suoi libri: «Sono stato il primo a scrivere dei lager dei Savoia - dice - a Lombardore e a Fenestrelle».Sulla targa d’ingresso del Museo Lombroso c’è un mazzo di gigli color... «borbone», dice l’avvocato Gianluca Bozzelli che li ha deposti ieri, alle 18, al termine della prima manifestazione contro le celebrazioni del Centocinquantenario. Sono partiti venerdì sera in pullman da Napoli per raggiungere l’ex capitale del 1861: alcune tappe per raccogliere gruppi provenienti da altre città meridionali, 14 ore di viaggio ed eccoli in piazza Vittorio Veneto con le bandiere del «Regno delle Due Sicilie», del «Partito del Sud» e di «Insorgenza». Oltre un centinaio di persone che in un corteo variopinto (al «borbone» si sono aggiunti il rosso e il giallo «aragonese») ha sciorinato i canti dei briganti e slogan contro i «colpevoli» dell’Unità d’Italia.«Lombroso razzista, Mazzini terrorista», «Lombroso boia, riprenditi i Savoia»... perché questi cori? L’idea della manifestazione è di Bozzelli: nel dicembre scorso visitò il museo, in via Pietro Giuria, e rimase scosso: «Cesare Lombroso - spiega - teorizzò l’inferiorità della “razza meridionale” che sarebbe stata geneticamente portata alla delinquenza, sulla base di misurazioni di centinaia di resti e di crani prelevati al seguito delle truppe piemontesi che invasero il Regno delle Due Sicilie e massacrarono migliaia di meridionali che si erano ribellati a quell’invasione cancellandoli come “briganti”».Al grido «Siamo tutti briganti» gli organizzatori hanno invocato la chiusura dell’esposizione e annunciato altre iniziative: a Roma, a Teano. In prima fila Nando Dicè (architetto di Napoli) e Michele Iannelli (medico di Caserta, vive a Roma), di Insorgenza, un movimento che si è presentato alle elezioni provinciali dell’anno scorso (risultato: 0,1%): «Abbiamo 800 adesioni su Facebook - dicono -. Non vogliamo mettere in contrapposizione il Nord contro il Sud. Operiamo affinché tutto il popolo meridionale si riappropri della propria dignità e della propria identità». Per l’occasione, solo al ritrovo, è ricomparso Roberto Gremmo, ex consigliere comunale di Piemont, mentre il medico di colore Mario Parker (che negli Anni 70 accusò Torino di razzismo) ha proseguito col corteo fino a pronunciare dinanzi al Lombroso una preghiera contro il colonianismo di ogni parte della terra.Davanti al monumento di Garibaldi, in corso Cairoli, si è svolta la prima «condanna» al «generale dei Mille» per avere «consegnato il Sud ai Savoia, ai massoni, alla mafia imprenditoriale». Per la verità un’accusa non nuova sotto la Mole: Nord e Sud uniti e divisi lo sono stati nella città più meridionale d’Italia per l’immigrazione degli Anni Sessanta.Che cosa vuole il plotone di Bozzelli, Dicè, Iannelli? Di tutto tranne che lo Stato-Italia: autonomia, indipendenza, c’è chi sogna il ritorno alle «due Sicilie» e c’è chi ipotizza il «federalismo svizzero». Hanno sfilato, pacificamente, gente che lavora a Torino come gli ingegneri Eduardo Marrone, 33 anni (da 3 in Piemonte) e Ferdinando Mallamaci (68 anni, è stato anche docente al D’Azeglio e al Volta) o come l’avvocato campano Francesca Galateri di Genola che ha avi illustri originari del Cuneese. La battuta finale a un giovane napoletano sulla porta del Lombroso: «Un euro e mezzo per vedere il razzismo: è davvero poca cosa!».

da: http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/211552/

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone