venerdì 26 marzo 2010

Lo spirito di Civitella del Tronto


Lo spirito di Civitella del Tronto


La fortezza di Civitella del Tronto fu presa per un tradimento dalla marmaglia terrorista piemontese il 20 marzo 1861, dopo tre giorni dalla proclamazione della truffa Italia, fatta passare dalla propaganda come unità d’Italia, e più di un mese dopo la partenza di Francesco II per l’esilio e la caduta di Gaeta.Che senso aveva continuare a resistere in un simile contesto?Che lezione di vita possiamo imparare dalla resistenza degli eroici Napolitani chiusi nel forte di Civitella del Tronto?Malgrado l’invasione effettuata dal Regno di Sardegna verso il Regno delle Due Sicilie e di una parte dello Stato Pontificio senza alcuna dichiarazione di guerra, sia stata condannata da tutti gli stati Europei tranne il Regno Unito, l’opinione pubblica dell’epoca si indignò per quello che accadeva in Sicilia, in Napolitania, nelle Marche ed in Umbria ma nessuno intervene militarmente. Qualora fosse accaduto ci sarebbe stata la prima guerra mondiale, evento che comunque si verificò 54 anni dopo. Inoltre l’indignazione non costa niente… un intervento militare costa vite e danaro.I militari Napolitani all’interno della fortezza sapevano che nessuno sarebbe intervenuto a loro favore, ma lottarono per i loro ideali che sarebbero stati considerati giusti e sacrosanti da qualsiasi altro popolo che si fosse trovato nelle stessa situazione. Difendevano la loro patria, invasa in modo criminale, e che da alcuni mesi subiva con saccheggi e crimini, i primi effetti dell’invasione. Difendevano la loro identità che dal 1860 sarebbe stata calpestata e distrutta non solo con il genocidio fisico, perpetrato nei primi anni dopo il 1861 ma anche e soprattutto con quello culturale. Fino al 1861 tutti coloro che abitavano in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Terra di Lavoro, Principati e provincia di Napoli erano fieri di essere Napolitani. Oggi grazie a questa propaganda solo chi abita nella provincia di Napoli è ancora fiero di dirsi Napoletano gli altri spesso o si vergognano o addirittura si sentono offesi se vengono chiamati Napoletani. Difendevano il diritto di autodeterminazione. I popoli Napolitano e Siciliano avevano subito intuito a cosa sarebbero andati incontro col cambio di regime; perciò volevano essere retti dall’illuminata monarchia borbonica che garantiva quei diritti umani che dopo il 1861 sarebbero stati sistematicamente violati. Francesco II era purtroppo un monarca assoluto però egli era Napolitano e parlava Napoletano mentre Vittorio Emanuele II era nfrancesato che parlava francese e non conosceva nemmeno una parola d’Italiano. Le ragioni dei difensori Napolitani di Civitella del Tronto erano giuste ed inviolabili ma furono calpestate dalla violenza delle azioni criminose degli invasori, della loro avidità ed ambizione per cui s’impose ‘a vranca ‘e fetente nfrancesate. Questi nostri compatrioti del XIX per principio non potevano fare altro che resistere anche se invano fino a perdere la vita per fucilazione o finendo deportati nei campi di concentramento piemontesi. Avrebbero potuto arrendersi all’indomani della caduta di Gaeta; la lezione che ci danno i difensori Napolitani di Civitella significa che un idea, soprattutto se giusta ed inviolabile, va difesa contro ogni calcolo di convenienza e senza cedimenti, agendo con spirito indipendentista.Oggi invece domina il pensiero ed il modo d’agire opposto; quasi nessuno in ogni parte del mondo e spesso, anche tra i meridionali (che sono tali e non napolitani perché hanno perso la loro identità e dignità). Ogni nuova idea che s’imbatte in qualche difficoltà, non la si sostiene più oppure ci si schiera dalla parte di chi è più forte e vincente solo perché usa mezzi illeciti e immorali non idonei alla nostra cultura che affonda le sue radici in quella greco-romana. Questo vale anche per qualche meridionalista che pur conoscendo la vera storia, non agisce di conseguenza, come fecero i difensori Napolitani di Civitella. Un esempio di facilissima comprensione: “Quanti meridionali sostengono Juve, Inter o Milan che sono squadre del nord e vincono con slealtà sportiva, potendo gestire le loro società con il falso in bilancio in modo da poter sempre acquistare i giocatori più forti?” Tanti. I difensori di Civitella del Tronto non avrebbero mai tifato per una delle tre associazioni a delinquere striate, ma avrebbero sostenuto squadre della loro terra che purtroppo, lottando lealmente contro i disonesti, non potrebbero mai vincere o ottenere piazzamenti di rilievo come il Napoli, il Bari, il Lecce, la Reggina, il Pescara ecc. Solo poche persone si definiscono ancora e fieramente Napolitani, ed in parte lo dobbiamo all’esempio dei nostri compatrioti che resistettero a Civitella da novembre 1860 fino al 20 marzo 1861. Per questo quei difensori Napolitani di Civiletella del Tronto vanno celebrati ma non solo ogni 20 marzo, ma tutti i giorni seguendone l’esempio con una vita militante volta non solo a difendere l’identità Napolitana e quella Sicliana, ma anche a lottare fino all’ultimo giorno di vita per ritornare ad essere indipendenti da questo stato truffa chiamato: Repubblica Italiana.E’ quest’idea che mi spinge ad operare in modo indipendentista e con lo spirito, mi fa essere tutti i giorni sui bastioni di Civitella del Tronto a pieno titolo, come uno dei successori di quei difensori Napolitani del 1860-61 come tutti quei Napolitani contemporanei che veramente vogliono e credono nell’indipendenza della Napolitania.


Joseph Epomeo

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone