martedì 3 novembre 2009

I briganti meridionali nella «fossa comune» del museo Lombroso





di MARISA INGROSSOBARI - Sembra incredibile ma la più grande “fossa comune” di Briganti meridionali che esiste al mondo si trova in Piemonte, nelle viscere del Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso» dell’Università di Torino. Pochi sanno, infatti, che solerti medici carcerari e militari, per anni, hanno spedito a Cesare Lombroso (controverso pioniere degli studi criminologici) il corpo o almeno il cranio dei Briganti, perché potesse studiarli. Si trattava di uomini e donne uccisi in battaglia da soldati e carabinieri oppure deceduti in galera o condannati alla pena capitale e morti per mano del boia. Lombroso li studiava, li misurava, li sezionava, per cercare di dimostrare la sua bislacca teoria del «delinquente per natura». Era convinto che esistesse un nesso tra la conformazione di un essere umano e la sua propensione a delinquere. Una teoria che oggi sappiamo essere totalmente infondata. Alla fine del 1800, però, sembrava plausibile e così l’Italia Unita contribuiva alle ricerche dello “scienziato”.Lombroso, però, era scelleratamente disordinato. Quando morì non lasciò una catalogazione di quelle spoglie e, ancora oggi, alla vigilia della riapertura del Museo, prevista per il prossimo 27 novembre, non si sa a chi appartengono. Crani e altre sezioni del corpo di Briganti (mescolati con quelli di criminali e malati di mente), giacciono in una sorta di “fossa comune” allestita a fini scientifici.Silvano Montaldo, che è il curatore del «Catalogo Museo Lombroso», oltreché professore associato di Storia sociale del XIX secolo all’Università di Torino, spiega: «Abbiamo dei crani ma non sappiamo chi era il possessore. Credo che ce ne siano 500 ma sappiamo la storia di un 1% di questi crani. A volte c’è un numero o un segno sopra ma lui (cioè Lombroso; ndr) non catalogava, non schedava. La nostra speranza - aggiunge Montaldo - è che, quando risistemeremo l’archivio, potremo mettere un po’ d’ordine anche grazie alle donazioni documentali degli eredi. Ci sono molti incartamenti interessanti, come una lettera di un medico di Oristano, d’accompagnamento ad un cranio che aveva spedito a Lombroso».«I reperti umani d’ogni genere saranno mille - dice Giancarla Malerba del Dipartimento di Anatomia, Farmacologia e Medicina Legale dell’Università di Torino - e, quando il museo riaprirà, alcuni crani saranno esposti ma, ovviamente, non potremo dedicare un’ala al Brigantaggio. Continueremo a fare accertamenti - afferma la studiosa - ma non sempre si potrà forse risalire all’identità di quei reperti. Perché magari è andata smarrita la referenza o la scritta sul cranio». «Lombroso - spiega la Malerba - vi scriveva su, a matita o inchiostro. Però molte parole sono illeggibili a causa dell’inchiostro che era troppo chiaro. Eppoi dipende dal punto del cranio in cui c’era la scritta. Comunque, una parte di quei crani sarà presentata al pubblico in armadi d’epoca».Che triste fine per quegli insorti meridionali che, fedeli ai Borbone e alla Chiesa cattolica, misero a ferro e fuoco il sogno Piemontese di una serena conquista del Sud. E dire che fu proprio il cranio d’un brigante a far scoccare l’“illuminazione” in Cesare Lombroso. Il brigante in questione si chiamava Giuseppe Villella ed era originario di Catanzaro. Sospetto di brigantaggio e recidivo di furto e incendio, Villella finì in carcere. Lì Lombroso lo scovò e lo sottopose a visita medica. Poi, quando il calabrese morì in carcere, era il novembre 1872, il professore veronese volle fargli l’autopsia. Nel cranio di Villella scoprì che dove avrebbe dovuto esserci la «cresta occipitale», c’era invece una «fossetta occipitale mediana». Quell’anomalia (in realtà frequente e priva di significato) poteva essere la spiegazione che cercava, la fonte da cui sgorgava la «natura del delinquente», il dettaglio fisico ricorrente che caratterizzava i criminali.Lombroso passò tutta la sua vita (morì nel 1909) a sezionare, misurare e conservare, corpi di chi aveva problemi con la legge. Aveva una passione anche per le loro armi (soprattutto quelle realizzate a mano); per i prodotti di fantasia (come graffiti e disegni creati dietro le sbarre); per i loro tatuaggi; per gli abiti. Così, il prossimo 27 novembre, i visitatori del Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso» potranno vedere vari oggetti appartenuti a Briganti, come l’abito, il cappello e il fucile a trombone del brigante Antonio Gasparoni (detto Gasparone). Durante i primi decenni dell’Ottocento, fu il brigante più famoso dello Stato della Chiesa. Era un omone di fibra forte, riuscì a sopravvivere a oltre 45 anni di galera postunitaria. Anche il cranio del povero Villella sarà esposto giacché Lombroso gli garantì un «trattamento di riguardo»: fece in modo che i posteri potessero identificarlo, gli garantì il tributo dei vivi, la “memoria”. Infine, i curatori del Museo garantiscono che ciò resta dei due briganti sarà posizionato a non molta distanza dallo scheletro di Cesare Lombroso.


Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno del 02/11/2009

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L 'INDIPENDENZA

L'Indipendenza
I N D I P E N D E N C Y
Oggi, amici, vi dico di non indugiare oltre, e non disperarsi neanche di fronte alle difficoltà che oggi ci vengono messi dinnanzi. Io voglio, che un giorno la nazione Napolitana si sollevi e faccia valere i propri diritti, e cioè che tutti gli uomini sono stati creati uguali e quindi che non ci sia più emigrazione, ma che ogni meridionale possa trovare il proprio lavoro nel suo territorio come fanno gli italiani del nord. E’ un nostro diritto inalienabile. Io voglio, che un giorno, i nostri figli possano aver la scelta di vivere, lavorare e morire, nelle nostre terre, nelle nostre città, nella felice patria dei nostri avi, che pur combattendo non riuscirono a scrollarsi di dosso le malandrine mani di tiranni antichi e moderni, che hanno ucciso, distrutto e saccheggiato, alla pari dei barbari distruttori dell’Impero Romano, ma non ricordo Unni, Vandali o Goti, che abbiano deportato i propri nemici in lager e poi sciolti nella calce viva, o che per rappresaglia abbiano infierito sulla popolazione inerme, squartando e violentando donne e bambini colpevoli solo di appartenere alla resistenza del popolo invaso. Io voglio, che un giorno persino le organizzazioni internazionali, a iniziare dall’ONU, riconoscano, come gia hanno sottoscritto in più trattati, il diritto costituzionale di un popolo ad esistere, in quanto, gli abitanti del Sud della penisola italica sono un popolo con eguale cultura, storia, religione e vita sociale, e questo ci dà il diritto ad avere un proprio governo, e a proclamarci stato indipendente.
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita , la Libertà , e la ricerca della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità. Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire.
Tale è stata la paziente sopportazione del popolo del SUD Italia e tale è la necessità a mutare la sottomissione ai governi dell’attuale stato, che sono stati storia di ripetuti torti e soprusi, tutti diretti a tenere sottomesso il popolo di questo territorio, sin da quando era unito come popolo delle Due sicilie.
Per dimostrarlo ecco che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede i fatti dei continui governi.
1. Hanno sempre schivato la necessità di fare leggi per promuovere la vera rinascita economica e sociale, necessarie per le persone del luogo, dopo che dall’invasione senza dichiarazione di guerra del 1860, tutto il territorio in discussione, fu barbaramente razziato, spogliato di ogni risorsa industriale per favorire il nord del paese e tenuto chiusi gli istituti scolastici e università per divulgare l’ignoranza e favorire l’emigrazione fino ad allora sconosciuta a questo popolo. Ed ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri a portare le armi contro il loro paese, i loro conterranei e a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Scatenando una guerra lunga dieci anni e disprezzando i patrioti legittimisti verso l’opinione pubblica mondiale con l’appellativo di briganti, mentre invece erano loro i tagliatori di teste e squartatori di donne.
2. Pur avendo questo territorio una popolazione superiore al resto dello stato italiano, hanno fatto in modo sin dall’inizio, che non ci fossero troppi rappresentanti in parlamento, così che sempre in minoranza, non si è mai potuto far valere i diritti del popolo.
3. Hanno favorito lo sviluppo di un’area del paese(quella del nord), trascurando, volontariamente, i diritti e i bisogni della popolazione meridionale, preoccupandosi solo che potessero arrivare in buone condizioni a lavorare nelle fabbriche stanziate tutte al nord, perchè avevano bisogno di manodopera.
4. Hanno favorito la nascita della criminalità organizzata(camorra, mafia, ndrangheta, Scu)qualificando noti criminali come funzionari statali, sindaci, governatori, consiglieri, sollevandoli al rango di politici mediante i quali tengono sotto controllo il territorio e lo stesso popolo, stando bene attenti ad ogni segnale di recupero e facendo in modo che non ci sia rinascita popolare. E lì dove i governi locali sono stati ritenuti sciolti per associazione mafiosa, viene a governare un commissario speciale dello stato, così che i governi hanno poteri diretti su questi territori.
5. Hanno stabilito nuove cariche, tra familiari loro, istituendo nuovi organi d’ufficio e stabilendo nuovi stipendi esagerati solo per generare nuove tasse e balzelli che il popolo, nel suo modo di vivere arrangiandosi e non avendo avuto un lavoro, non riesce a pagare.
6. Hanno fatto in modo che, non avendo un lavoro e volendo lavorare, i meridionali si dedicassero alla carriera militare o nella Polizia per poter guadagnare uno stipendio, ma con il rischio di morire per le strade o peggio ancora, trovando la morte in terre lontane, quando, è bene che si sappia, un Duosiciliano non ha mai fatto guerra a nessuno essendo pacifico e di spirito allegro.
7. Con la scusa di faide mafiose, hanno mandato sempre più spesso i militari per le strade delle città del Sud, sovrapponendosi alle autorità locali. Una vera e propria azione coloniale degna del XIX secolo.
8. Hanno fatto in modo così, di far nascere un certo odio tra le popolazioni del nord e il popolo duosiciliano, il quale è sempre deriso, schernito e soggetto,nel tempo, a maltrattamenti fisici fino ai primi del ‘900 e ora a maltrattamenti psichici.
9. Hanno fatto in modo che al Sud le tasse sono superiori a quelle del nord, come le quote assicurative, che arrivano anche al 300%. Vita, Libertà, Giustizia e Felicita non sono tutelate nei territori di questo popolo:le Due Sicilie.
10. Hanno sradicato la nostra radice storica, trasportando al nord tutto ciò che di buono avevamo. Siamo stati derubati in tutti i sensi e soprattutto insegnandoci a scuola delle menzogne per quanto riguarda il risorgimento, manipolando le nostre menti e rendendoci, così, schiavi dell’invenzione del meridionale sporco e nullafacente.
11. Non hanno ascoltato le grida di aiuto di ognuno di noi che hanno continuato a scrivere ai vari governi e capi di stato, da qualsiasi canale e ultimamente anche via web, ma le mancate risposte e i loro silenziosi comportamenti non trovano eguali tra i monarchi di un tempo, e sono del tutto indegni di un capo di una nazione civile e moderna. Sono di questi governi italici tutte queste e altre azioni, per mezzo delle quali si può definire un tiranno, inadatto a governare un vero popolo libero. Infatti visto che non c’è più niente da rubare al popolo duosiciliano, il peso delle malefatte storiche e dell’incapacità governativa, sta ricadendo anche sui popoli del nord. Dobbiamo perciò, necessariamente rassegnarci alla separazione dal resto dell’Italia e che per diritto internazionale e divino la Napolitania deve essere uno Stato Libero e Indipendente, distaccandosi da Roma capitale d’Italia e che, come tale, ha pieno potere di contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Antonio Iannaccone